I fatti (come rappresentati dai migliori siti informativi). Durante un volo della Etihad Airlines da Abu Dhabi a Sydney, il passeggero A viene fatto sedere accanto al passeggero B. Quest’ultimo, afflitto da notevole sovrappeso e da forte tosse, tossisce con frequenza e con fuoriuscita di fluido dalla bocca. Trascorse cinque ore dalla partenza, il passeggero A, costretto ad assumere posture improprie per fronteggiare il disagio proveniente dal vicino (con peculiare riferimento alla emissione di fluidi), chiede al personale di bordo di poter cambiare il proprio posto, ma non viene accontentato. Dopo trenta minuti dalla infruttuosa richiesta, il passeggero A, in seguito a ulteriori lamentele, viene trasferito su un sedile riservato all’equipaggio; sedile che in seguito deve però abbandonare, “per ragioni di sicurezza”, tornando al posto precedente per rimanervi più di due ore (sino alla fine del viaggio).
Il passeggero A, a seguito di ciò – e, specificamente, adducendo le posture improprie assunte sul sedile per fronteggiare il disagio proveniente dal passeggero B – lamenta di aver subìto un aggravamento di precedenti lesioni alla schiena e di averne riportate di nuove.

Il passeggero A chiede dunque, alla compagnia aerea, un risarcimento di 227mila dollari australiani (pari a 160mila euro). NB: l’informazione si limita alla richiesta risarcitoria nei confronti della compagnia, e nulla risulta, per ora, circa altri rapporti o circa l’esito della richiesta.

I fatti (come rappresentati nell’ottica giornalistica corrente). La rappresentazione giornalistica si è focalizzata per lo più su due elementi, esposti in breve enunciazione: un passeggero si è trovato a dover viaggiare accanto a una persona obesa con forte tosse; a seguito di ciò, ha chiesto un cospicuo risarcimento.

Un commento (dal “cercatore di felicità” al “cacciatore di risarcimento”). L’episodio qui riferito presenta, senza dubbio, vari profili di interesse giuridico: Per esempio: quali diritti sono stati lesi nei confronti del passeggero A? Si tratta di lesioni contrattuali, oppure, nel contempo, si tratta di lesioni ai diritti della persona? Inoltre, chi ha leso tali diritti? Solo la compagnia (non garantendo al passeggero l’insediamento spettante) oppure vi è un concorso da parte del passeggero B (che può aver contribuito alla configurazione del fattore causale)? Infine, di quali danni si tratta? Si tratta di danni alla salute, o anche al benessere e all’agio del viaggio?
Ma non è su tali quesiti che si localizza l’interesse principale della notizia. L’interesse maggiore sta nel fatto che la gran parte dei giornali ha costruito la notizia presentandola in termini di “fatto curioso”, grosso modo nei termini seguenti: se si viaggia accanto a una persona obesa che, per di più, continua a tossire, c’è chi chiede il risarcimento del danni. Di quali danni si tratti, nelle rappresentazioni giornalistiche non emerge; cosicché, in mancanza di informazione circa l’aggravarsi e l’aggiungersi delle lesioni alla schiena, la percezione più immediata è che il danno sia consistito nel disagio di aver viaggiato così sgradevolmente.

In tale rappresentazione nulla di grave, ovviamente, trattandosi di una informazione limitata e, soprattutto, condizionata dalla natura del “pezzo giornalistico” (breve cronaca di “costume”). Tuttavia, tale semplificazione si traduce facilmente in una percezione sottesa: le persone hanno diritto a vivere tranquille e serene, cosicché ogni vulnus (grande o piccolo) può stare a fondamento di una pretesa risarcitoria (e ormai, verosimilmente, ci si muove in tal senso).
Traspare dunque, dal modo in cui l’episodio è rappresentato, l’idea che una condizione edenica sia concretamente “spettante” nella sua pienezza. Idea iperbolica, ovviamente, ma che vanta solide radici anche in fonti autorevoli e inaspettate: si pensi, per esempio, alla canonizzazione della “felicità” nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti (“a tutti gli uomini è riconosciuto il diritto alla vita, alla libertà, e al perseguimento della felicità”).

Ciò che sta accadendo, oggi, è tuttavia una stravolgimento di tale profonda aspirazione: e la deformazione si consolida in un percorso ideologico secondo cui ogni vulnus è innaturale ed è sempre colpa di qualcuno. E così ne viene una morale spicciola, tanto semplice quanto perniciosa: “se ti accade qualcosa che non va, la prima mossa da fare è cercare il cattivo soggetto che ti debba risarcire”.
I Professionisti in genere, e i medici in particolare, conoscono molto bene una mentalità di tal fatta, ne sperimentano le criticità e talvolta ne pagano le conseguenze.