I fatti (come rappresentati dagli organi di informazione). Il Ministero della Salute è in procinto di presentare un disegno di legge al fine di diminuire la prescrizione, da parte dei medici, di prestazioni sanitarie considerate inutili. Al momento, sono 208 i farmaci e gli esami a rischio di “inappropriatezza”. L’elenco è stato consegnato dal Ministro della Salute Lorenzin ai sindacati dei medici: farmaci per il colesterolo, esami di laboratorio in regime di screening, prestazioni odontoiatriche, test radiologici, etc. La ratio del provvedimento è legata al problema della cd. medicina difensiva, l’atteggiamento auto-protettivo che può portare il medico a eccedere in prescrizioni, al fine di tutelarsi in caso di richieste risarcitorie e denunce da parte di pazienti.

I fatti (come rappresentati dal Ministro della Salute). Il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, alla luce di proteste sollevatesi dall’ambiente medico, ha rilasciato numerose dichiarazioni, soprattutto in riferimento alle sanzioni previste nel caso di prescrizione inutile. Secondo il Ministro: “Le sanzioni amministrative scatteranno dopo un eccesso reiterato di prescrizioni inappropriate e solo dopo un contraddittorio con il medico che dovrà giustificare scientificamente le sue scelte. Se non lo farà, solo allora scatterà la sanzione”. In merito agli esami “tagliati”, il Ministro sottolinea: “Non è che sono stati tagliati la risonanza magnetica o la Tac. Andiamoci piano. Si vuole avere un’appropriatezza della prescrizione diagnostica: ovvero che le persone siano indirizzate a fare le diagnosi che servono e non quelle che non servono. In Italia l’eccesso di prestazioni costa allo Stato 13 miliardi di euro l’anno, soldi che potrebbero essere invece ridistribuiti nel Servizio sanitario nazionale per garantire un accesso migliore, ad esempio, alla diagnostica oncologica. Ci sono dei protocolli che definiscono come e quando fare le prestazioni diagnostiche. Sono definiti dalle società scientifiche e rivisti insieme al Consiglio superiore di sanità in base alle buone prassi. Per questo abbiamo avuto un confronto con i sindacati. Dopo, il medico che prende in carico il paziente può anche decidere di derogare quando ritiene necessario e fare più analisi, ma deve motivarlo”.

I fatti (come rappresentati dai medici). Nettamente critica la dichiarazione di Costantino Troise (segretario nazionale Anaao Assomed): “Non è compito della politica definire i criteri dell’appropriatezza clinica invadendo l’autonomia e la responsabilità dei medici”. Sulla questione si è espresso anche Pierluigi Marini (vicepresidente dell’Associazione dei chirurghi ospedalieri): “Il problema della prescrizione di esami inutili esiste, l’abbiamo denunciato più volte come effetto della medicina difensiva. Nonostante questo, ora i medici si trovano nella situazione paradossale di dover pagare per tutti. La soluzione proposta dal Ministro Lorenzin, infatti, non è accettabile perché mette i medici, ed in particolar modo i chirurghi, tra due fuochi: quello del rischio del contenzioso legale, ormai insopportabile, e quello delle sanzioni per la prescrizione di esami inutili”. Tra le prese di posizione che sono state espresse (da medici) con toni cautamente adesivi nei confronti dell’orientamento ministeriale, va segnalata la posizione di Umberto Veronesi: “Certo è  che una pena sull’inappropriatezza non è la soluzione ideale, ma, se correttamente applicata, può essere una via d’uscita, una specie di mano tesa al medico per uscire dall’impasse della medicina difensiva che è, lo ripeto, una minaccia reale per la qualità del nostro sistema sanitario, che fino ad ora sta resistendo nella sua eccellenza, malgrado la situazione di obiettive difficoltà di gestione dei costi e dei fondi disponibili”. Verosimilmente, le esperienze politiche maturate dal Prof. Veronesi sia come Ministro, sia come Senatore, lo hanno orientato a esprimersi con connotazioni vicine alla impostazione ministeriale più che in consonanza con la attuale communis opinio di ambiente medico.

Un piccolo rebus: iniziativa ministeriale o iniziativa regionale? Un interrogativo (anche se di minore portata) può riguardare la individuazione della “volontà politica” a cui attribuire la paternità delle iniziative sanzionatorie nei confronti dei medici (qualora responsabili di “prescrizioni inappropriate”). Il Ministro, in proposito, ha dichiarato: “Le sanzioni io non le volevo, le hanno volute le Regioni”. Il Presidente della Conferenza delle Regioni ha lamentato, in tali parole, una scorrettezza; e tale lamentela ha trovato risonanza in dichiarazioni da parte di Assessori e Coordinatori regionali. In seguito a ciò, il Ministro Lorenzin ha precisato: “Governo e Regioni hanno scritto insieme, dopo profonda mediazione, il testo concordato”.

Tutela verso le liti temerarie. Preso atto delle valutazioni negative, da parte della generalità dei medici, nei confronti degli attuali contenuti del provvedimento in itinere, il Governo sta valutando (quasi “compensativamente”) di inserire nella Legge di stabilità alcune misure contro le liti  temerarie nei confronti dei medici (soprattutto alla luce del fatto che nel 97% dei casi le denunce – ma non le azioni civili – finiscono con un nulla di fatto). Secondo fonti interne all’Esecutivo, nel momento in cui verrà varata una normativa di tutela nei confronti delle liti temerarie, solo allora si affievolirà il ricorso ad attività di medicina difensiva.

I punti nodali, da precisare tecnicamente. Per ora, sia la normativa in itinere sia le proposte mediatrici sono ancora in fase di comprensibile dinamismo.  È quindi opportuno, per un giudizio più accurato, attendere il momento in cui, al di là delle dichiarazioni programmatiche, verranno messe a punto formulazioni tecnicamente più precise soprattutto in tema di: “eccesso reiterato”, inappropriatezza delle prescrizioni, procedure di contestazione con particolare riguardo alle forme del contraddittorio, modalità della “giustificazione scientifica”, tipologia delle sanzioni. Temi non da poco, tutti delicatissimi.